Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— Ah, nanaccio impertinente! —
E il Re gli tirò un calcio alla schiena, che lo fece saltare dalla finestra.
— Doveva esser morto! —
Andarono a vedere in istrada; ma il Nano non c’era più. Si era rizzato di terra, si era ripulito il vestitino, ed era andato via, lesto lesto, come se nulla fosse stato.
— Buon viaggio! — disse il Re tutto contento.
Ma la Reginotta, da quel giorno in poi, diventò di malumore; non diceva una parola, non rideva più, andava perdendo il colorito.
— Che cosa ti senti, figliuola mia?
— Maestà, non mi sento nulla; ma... chi dà la sua parola la dovrebbe mantenere.
— Come? Lei dunque voleva quel Nano gobbo e sbilenco?
— Non intendevo dir questo; ma... chi dà la sua parola la dovrebbe mantenere. —
Anche la Regina non viveva tranquilla:
— Quel Nano era potente: aveva vinto l’Uomo selvaggio; doveva tramare qualche brutta vendetta! —
Il Re rispondeva con una spallucciata:
— Se quello sgorbio gli veniva un’altra volta dinanzi! —