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— Chi sei? — Sono la Reginotta. — Lasciami vedere. — Mi osservò il braccio sinistro: — Va bene! — Mi osservò tra i capelli, sulla nuca: — Va bene! — Poi prese un paio di scarpine ricamate e mi ordinò: — Calza queste qui. — E siccome i miei piedi non c’entravano, urlò: — Non è vero! — E mi ha rimandato dicendo: Guai! Guai! —
Allora i ministri:
— Maestà, ora succede certamente un disastro! Per la salvezza del regno, bisogna sacrificare la Reginotta! —
Il Re non sapeva rassegnarsi: avrebbe dato anche il sangue delle sue vene invece della figliuola! Ma il destino voleva così, e bisognava piegare il capo.
La Reginotta si mostrava più coraggiosa di tutti:
— Infine l’Uomo selvaggio non l’avrebbe mangiata! —
Indossò l’abito da sposa, e accompagnata dal Re, dalla Regina, dalla corte e da un popolo immenso, tra pianti ed urli strazianti, s’avviò verso il bosco.
Arrivata lì, abbracciò il Re e la Regina confortandoli che sarebbe tornata a vederli, e sparì tra gli alberi e le macchie folte. Non si seppe più nuova di lei nè dell’Uomo selvaggio.