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più dotti, i più valenti, non n’avean saputo conoscere la malattia. Dicevano ch’era matto; ma egli ragionava benissimo. Aveva soltanto dei capricci, e dimagrava, dimagrava a segno che era ridotto una lanterna.
Un giorno il Reuccio trovossi affacciato a una finestra del palazzo reale, e vide passar la Reginotta.
— Oh! Com’è brutta! La voglio qui! La voglio qui! —
Il Re, i ministri, i dottori tentarono di levargli di mente quella stramba idea; ma lui strepitava, piangeva, batteva i piedi.
— Oh! Com’è brutta! La voglio qui! La voglio qui! —
Il Re la fece chiamare:
— Ragazza, vorresti entrare a servizio?
— Maestà, volentieri.
— Dovresti servire il Reuccio. —
E si mise a servire il Reuccio.
— Bruttona, fai questo! Bruttona, fai quello. —
Il Reuccio non la comandava altrimenti: volea perfino che rigovernasse i piatti.
Una volta al Reuccio gli venne la voglia dei bacelli; ed era d’autunno! Dove andare a pescarli?