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Quel vino era conciato coll’oppio, e il pover’uomo non l’ebbe bevuto, che cadde in un profondissimo sonno.
Sua Maestà gli cavò l’anello dal dito, se lo mise nel suo, e così andò a presentarsi alla figliuola del ciaba:
— Buon giorno, bella ragazza!
— Ahi! Ahi! Ahi! —
La ragazza sentiva un’atroce puntura al dito mignolo e scuoteva la mano!
— Ahi! Ahi! Ahi! —
Ora la cosa andava bene, e il Re ordinò di bel nuovo i preparativi per le nozze. E quando fu quel giorno, andò a rilevare la sposa colla carrozza di gala.
Giunti al palazzo reale, disse alla Regina:
— Maestà, questo è il vostro appartamento. —
Ma, poco dopo, quando il Re volle andare a vederla, gira di qua, gira di là, non trovava l’uscio e vedeva scritto sui muri:
Fai, fai, fai,
Non l’hai avuta e non l’avrai.
La Regina veniva ai ricevimenti di corte, veniva nella sala da pranzo dove c’erano molti invitati; poi si ritirava nel suo appartamento.