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Il cavallo del Re s’adombrò, e urtò la vecchina che cadde per terra.
Il Re, senza punto curarsene, tirò innanzi; ma il servitore, impietosito, scese da cavallo, la sollevò, e, visto che non s’era fatta nulla di male, cavò di tasca le poche monete che aveva e gliele mise in mano:
— Vecchina mia, non ho altro.
— Grazie, figliuolo; si vede il buon cuore. Accetta in ricambio questo anellino e portalo al dito; sarà la tua fortuna. —
Arrivati in quel paese, il Re accompagnato dal servitore passò e ripassò davanti la bottega del ciaba, finchè non gli riuscì di vedere la bella ragazza, che era la più bella del mondo. Rimase abbagliato!
E, senza por tempo in mezzo, disse al ciaba:
— Io sono il Re: vo’ la tua figliuola per moglie.
— Maestà, c’è un intoppo. La mia figliuola ha una malìa: chi le parlerà la prima volta e le farà provare una puntura al dito mignolo, quello dovrà essere il suo sposo. Possiamo provare. —
Il Re a questa notizia rimase un po’ turbato; ma poi pensò:
— Se questa malìa è la sua buona sorte, costei dev’essere destinata a sposare un regnante. —