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tini, barili, fiaschi, boccali; non c’erano vasi che bastassero. Pareva di essere alla vendemmia. Tutti cioncavano e si ubriacavano.
E il pancione del Re si sgonfiò un poco.
Allora l’altro uccellaccio gli diè la sua beccata, ed ecco rigurgitar fuori tutto il ben di Dio mangiato dal Re in tanti anni; maccheroni, salsicciotti, polli arrosto, bistecche, pasticcini, frutta, insomma ogni cosa. La gente non sapeva più dove riporli. Tutti mangiarono a crepapancia, come fosse di carnovale.
E il pancione del Re sgonfiò un altro poco.
Allora il Re disse:
— Cecina bella, vien fuori; ti faccio Regina! -
La Cecina affacciò la testa da uno dei buchi, e ridendo rispose:
— Eccomi qua. -
E il Re tornò com’era prima.
Si sposarono; ma il Re, con quella cosina alta una spanna, che era una moglie per chiasso, si credette libero di tornare a divertirsi colla caccia, e stava fuori intere settimane.
La Cecina piangeva:
— Ah, poverina me!
Son Regina senza Re! -