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lodi di questo monumento preziosissimo, degno certamente di miglior penna.

Era Giovanni al termine delle sue lunette nel portico della chiesa di Monsummano, quando il grido di queste, giunse a destare nella mente del Balì Cammillo Rospigliosi1 l’idea di chiamarlo in Pistoja, per fargli dipingere la piccola cappella2 del di lui palazzo. Or per dare al mio lettore chiara idea, del non solo partito preso da Giovanni nel compartimento delle istorie, quanto della località in cui queste si trovano, convien dire, che dalla gran sala del palazzo si entra in un piccolo vestibulo, che dà ricetto alla cappella. La porta, per la quale si entra, divide la parete di faccia all’altare. Lateralmente a questa si vedono dipinte due graziosissime figure, una la Fede, l’altra la Fortezza: queste due figure hanno l’altezza di un braccio circa. La testa della Fortezza è maravigliosa, e di un carattere veramente domenichinesco. Le mani sono sorprendenti per l’intendimento e grazia, con cui son mosse. Sopra la porta si vede espresso il fatto delle ruote. S. Caterina volta con lieta faccia al Cielo quasi in atto di trionfo, mostrasi illesa da quelle ruote, che destinate al di lei supplizio, volte ai carnefici, questi al suolo stramazzati distende. È la composizione di questo dipinto affatto nuova, trattata con sommo ardire e di un effetto piccantissimo. Il modo in essa praticato mostra esser fatta di maniera, ma in questa maniera si ravvisano ogni tanto certe parti, ove è tal verità, che se dappresso natura fossero fatte, non potrebbero certamente esser più ve-

  1. Del fù Girolamo, quondam Alessandro. Questi era fratello di Monsignor Giulio Rospigliosi, poi Clemente IX, e di Bartolommeo, canonico della Cattedrale di Pistoja.
  2. Questa Cappella è quasi quadrata e gira braccia, 21. ½ circa.