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temporanei. Di queste opere, quella che ora imprendo a descrivere, è forse quella nella quale, più che in ogni altra seppe Giovanni riunire tutti i pregj dell’arte1 per cui a ragione può riguardarsi, come la più perfetta che sortisse dal di lui pennello. Duolmi esser la penna mia troppo povera, per sì ricco lavoro, ma mi rinfranco nella speranza di potere in qualche modo recare alcun giovamento alla patria mia, promulgando i pregj di un’opera, che sì fattamente la onora.

Correva l’anno 1829, in cui trovandomi io in Pistoja, e percorrendo un giorno quei luoghi, ove i più preziosi monumenti dell’arte si trovano, m’abbattei a caso in un amico mio, il quale vedendo in che io impiegava allora il tempo mi ricercò, s’io conosceva i bei dipinti di Giovanni da s. Giovanni nella cappella del palazzo del principe Rospigliosi: maravigliato da tal domanda, dovetti confessare essermi ignoti, mostrando desiderio ardentissimo di vedergli. Egli m’invitò ad andarvi, e in poco d’ora ci recammo al posto. Qual fosse la mia maraviglia all’aspetto del principale dipinto della Cappella, non è da immaginarsi. Io conosceva gran numero di opere di questo autore, e viva serbavo nella idea la rimembranza delle più belle. Niuna però di queste sembrommi tale da sostenerne il confronto. In questa idea mi confermò il tempo avvenire, che nella cappella passai, esaminando, e studiando. Io mi meraviglio di me stesso, allorquando ripenso essermi stato per sì lungo tempo ignoto sì portentoso dipinto: nè men mi meraviglio di chi, prima di me non abbia tolto a celebrare le

  1. Di questo sentimento è il chiarissimo signor Giuseppe Bezzuoli mio amicissimo, il quale al pari di me conviene esser questo il capo di opera di Giovanni.