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(mi sia permesso servirmi di questa espressione) sembra calcato sul vero, per il disegno, per il moto, per la tinta. La combinazione delle mani della santa con quelle del Bambino, e braccio della Madonna, è una trovata così felice, così bene intesa, che credo impossibile far di meglio. Coreggio non poteva mover con più grazia, con più verità tulle queste tenerissime parti. La tenda che fa da padiglione alla Madonna, è di un verde di gran tono, con chiari quieti c piccanti, ed ha pieghe rotte con indicibile gusto e verità. Essa pure rammenta il fare veneziano. È l’altare posto in mezzo a due piccole porte, sopra le quali si vedono in piccoli spazj rappresentati due fatti della vita della Santa. Uno esprime la disputa che tenne S. Caterina con cinquanta sapienti del regno dell’imperator Massimino. L’altro la decollazione della Santa medesima. Questi due soggetti furono trattati da Giovanni con la solita grazia e magistero. V’è la Santa in ginocchioni in atto di essere decapitata, che sembra uscita ora ora dalle mani di Coreggio. Ne segue la quarta parete, nella quale si vede la grata del coretto. Sopra di questo è in bella dimensione rappresentato il momento in cui S. Caterina animata da santo zelo, dopo aver vinti nella pugna i suoi contradittori, gli riduce, non solo ad abjurare il paganismo, ed abbracciare la fede, a sopportare con eroica fermezza il martirio del fuoco, al quale già parte di loro si vedono consegnati. È da notarsi in questo bel dipinto l’atteggiamento nobile ed eroico della Santa, non meno, che il bel partito preso da Giovanni nelle pieghe del manto verde, nel quale è inviluppato un vecchio, una delle principali figure di questo quadro. Questa composizione è sparsa di bei concetti, e di stupendi dettagli. Le poche pennellate con che è resa