tale il rispetto, che ebbe per sì nobile lavoro, che non osò proseguire, preferendo rimanesse il collo e la testa dal crepo divisa, anzi che da lui raggiunta e ritocca. Ecco un nuovo e bel tratto della modestia e del sapere del sig. Sabatelli. Da lui apprendano tanti e tanti, che di modestia e di sapere sforniti, osano con temeraria mano contaminare opere di grandi maestri, facendo, e disfacendo nel modo il più delle volte dalla temerità non dall’intendimento ad essi suggerito. Tornando dunque al nostro argomento, dico che questa opera è benissimo conservata, ad eccezione degli scuri del panno celeste della Madonna, i quali per esser dipinti, forse con pretto nero di vite, si sono alquanto snervati, nè mostrano quella lucentezza, e quel tono, che se da diverso nero, o da diversa tinta fossero fatti. Tutto il rimanente è intatto, e credo tale, quale sortì dal pennello di Giovanni. È questo Dipinto nella sua totalità di robustissimo tono, e stacca per questo, in un’aria di limpido azzurro, rotto da una bianca nuvoletta, nel modo che tante volte vediamo i cieli di Tiziano, e di Paolo veronese. Su questa aria e sul poco paese campeggia la S. Caterina tutta, cinta da candida veste d’oro, e quieti colori trapunta, forse broccato, e forse tale, quale avea allora la signora da Giovanni dipinta. Nè credo ingannarmi, poichè le perle, che al collo ed ai polsi della Santa si vedono ne fanno manifesta prova. Le carni sono di vigoroso tono, conservando sempre il tenero e la lucentezza del vero. Queste, siccome quelle della Madonna, hanno tutta quella forza e rilievo, che non dà per così dire il bianco e il nero, ma che solo si ottiene da quella giusta e bene intesa gradazione di chiaro e di scuro, che dà per l’appunto la natura, e che niuno meglio di Domenichino intese. Il Bambino Gesù