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DELL'ANTHROPOLOGIA

in luogo più degno, giacendo con gli occhi al cielo, à guisa che debbono far gli animali dotati di ragione: et l'huomo stassi come fanno le bestie, co 'l volto, et con gli occhi intenti à rimirare la terra: et quello che è più, perioche l'huomo si conosce indegno di tanto piacere et gioia; non può fare, cosi insegnandogli la maestra di tutte le cose Natura, che à prendere gli ultimi termini d'amore, et quel sommo bene, egli non vada con riverenza, et inginocchione. Si allegava oltre à ciò la indegnità della donna, per essere ella ne piaceri di Venere patiente, et l'huomo agente. Il che più non le toglie della sua degnità che facciano le varietà de colori à gli occhi; le cose odorifere al naso: et gli altri oggetti à suoi sensi. conciosiacosa che l'occhio è patiente; et le cose colorate lo feriscono; et operano in lui: tuttavia l'occhio, et la virtù visiva è più degna di quei colori che sono agenti. Il suono percuote il senso dell'udire: et l'orecchia patisce: et però più degna di quello strepito et di quel suono, che fa la passione. Il somigliante è della donna; la quale quantunque patisca, non si può con ragione dire, che sia perciò men degna. Quanto all'altro argomento, che forse vi pare fortissimo: cioè che l'essere alle donne tolto la cura degli uffici gran segno sia della loro indegnità; assai chiaramente si conosce non esser vero. percioche anticamente gli uffici civili cosi dalle donne, come da gli huomini si maneggiavano. et gia le donne fecero molte leggi; la Dea Ceres chiamata dal Mantovano Poeta delle leggi apportatrice; la Sybilla Amalthea; Didone che edificata Carthagine diede à gli habitanti le leggi: et molte in molti altri