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LIB. II. 30

d’Iddio, che in esse virtù consiste; da quelle farò principio. Se adunque la carità (come dice l’Apostolo) è dell’altre virtù maggiore; et la donna in essa è vincitrice: manifesta cosa è che sia più eccellente, che l’huomo: et che ciò sia vero, lo veggiamo per isperienza senza altro essempio. percioche elle usano più d’andare alle chiesie, et à gli uffici divini; et hanno più ad ogni hora per le mani i paternostri, et gli ufficioli. Ne bisogna dire che vadano alle chiesie solamente per esser vagheggiate. percioche più tosto gli huomini ne danno ad intendere quanta sia la lor malvagità, che sempre pigliano le cose al pegio. Et nel vero non se ciò che si faranno dell’opre cattive, quando delle buone hanno ardimento condannarle. Oltra che, se in ciò è peccato, solamente è degli huomini; li quali veggiamo alle volte nelle chiese stare in cerchio si intentamente à mirarle, come se fosse ne theatri à vedere qualche nuovo spettacolo; et vanno gliuni à gli orecchi degli altri borbotando, et dicendo mille novelle, le quali hora sarebbe soverchio et poco convenevole à me ridire; dove le donne tacite et vergognose con gli occhi bassi non ad altro attendono, che alle lor orationi. Et per tornar alla carità; io veggio le donne naturalmente più pietose, più misericordiose verso i poveri, et più volentieri far la limosina. Leggete di Paula, di Macella del beato Girolamo; leggete di Melania, della quale recita il Petrarca nella vita solitaria. Che dirò di Helisabeth figliuola del re d’Ungaria? di Helena madre di Costantino? che redifico Terra santa et ornò tante chiese? Che dirò della carità verso la patria delle donne Romane? che per liberarla da Francesi, et per difenderla contra Anniballe diedero à cittadini l’oro, le gemme, et tutti gli altri or-