ani et Carthaginesi ancora, che tante volte posero in forse, chi dovesse in Europa tener lo scettro. E' stato etiandio pregiato da Tedeschi, et da altri popoli verso la tramontana; i quali per la ferocità, et moltitudine loro non solamente al tempo antico, ma etiandio al nostro come troppo a' noi vicini paura spesse volte ci mettono. E' stato medesimamente stimato da Spagnoli, il che anticamente dimostrarono; che come furono de primi, co quali Romani fuora dell'Italia guerreggiassero, cosi furono gli ultimi che potessero domare; et nuovamente l'hanno fatto conoscere, con l'haver cacciato Mori di Granata, et di molti altri luoghi della Spagna, et con l'acquisto del regno di Napoli. Et e' stato sempre in grandissima stima appo' Francesi, che al tempo di Carlo il magno, et di Pipino, per la gloria di liberar la chiesia, vennero due volte con esserciti innumerabili nella Italia, et oltre a' cio' Carlo istesso in Ispagna, et in altri paesi fece fatti maravigliosi, et (come fra il volgo si legge) con l'aito de Paladini molti popoli, et Prencipi infideli vinse, et costrinsene molti a' conoscere il vero Iddio, le vestigia de quali seguendo Carlo VIII. et Lodovico XII. che hora in Francia, et qui regna, hanno un tanto disiderio di gloria et d'honore eccitato ne loro popoli, et piu nella nobiltà; che d'altro quasi in Italia non si parla hoggidi che dell'arme Francesche. Dhe lasciate, disse il Poeta, il parlare de tanti popoli, et ditemi qualche