Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/149

LIB. III.

isperienza gl'indotti, ch'e savi per dottrina: avegna che in acquistarla molti habbiano già gli ampi patrimoni consumato: et cercato strani et lontani paesi: et molti per essa stiano notte et giorno col capo ne libbri intenti fuor di loro stessi; discorrendo con la mente, come esser possano innumerabili mondi; come degli atomi si minimi possa ogni cosa esser creata, et mille altre novelle, et favole; le quali molti tolgono dall'un libbro, et nell'altro scrivono: cercando del'altrui sciocchezze recare à se stessi laude: et con questo loro continovo studio, et fantasia spesse volte infermano, divengono maninconici, perdono la vista; et anzi 'l tempo invecchiano: et perciò furono i philosophi ragionevolmente già di Roma cacciati: et in niuno pregio vi era la philosophia: come ancora è stata in altri tempi: et più che mai ne nostri: che gli scientiati sono dal più delle genti stimati siocchi. Et se pur è da prezzar la scienza: da più à mio parere è quella, che fa l'huomo migliore, non più savio. Perché dall'oracolo d'Apolline fu giudicato Socrate savissimo. conciosiacosa che la sua dottrina fu circa la conservatione della patria, et de buoni costumi, et non circa cosa di niun momento: come sono le Mathematiche, et molt'altre scienze: et come ancora è la Poesia: la qual fu tanto dal Musicola laudata: quasi che sola sia bastante à farne beati: quantunque molti di coloro, che in quella hanno rapportato maggior nome, siano à pessimo fine pervenuti: come fu Homero, che morì cieco: Eschilo, nella cui testa calva l'aquila lasciò cader la testudine: Euripide da cani stratiato: Anacreonte strangolato da un grano d'uva: Ovidio in essilio meritamente cacciato; Seneca ucciso per commandamento del suo discepolo Nerone.