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LIB. III.

che col ferro uccise. In contrario nel tempo di pace, come si fosse una continova primavera, si coltivano le terre: i giardini producono soavi frutti: le pecorelle liete à suo diporto vanno pascendo: qua et là s'edificano ville et castella: le città si aumentano; crescono le ricchezze: l'opre, et gl'ingegni degli artefici sono in pregio; i poveri guadagnano: i ricchi godono de lor beni: fioriscono gli honesti studi: è giovani in cose lodevoli si essercitano: in otio tranquillamente si stanno i vecchi: le vergini felicemente si maritano. Per la qual cosa non posso credere, che veruno appetito d'honore, et di gloria à suscitar le brighe, et guerre gli huomini primieramente stimolasse: anzi come saviamente i poeti hanno favoleggiato, istimo che le infernal furie invidiose della nostra quiete rotte le porte del tempio di Iano: et spezzati i nodi co quali era legato l'empio furore, accendessono al combattere gli animi de mortali: et non poco mi maraviglio come gli historici, gli oratori, et poeti se siano mossi ad essaltare cotanto Achille, Hettor, Theseo, Alessandro, Scipione, Pirrho, Anniballe, Giulio Cesare, Hercole, Themistocle, Milciade, et altri innumerabili per le ottenute vittorie, et per gli acquisti di tante ntaioni, et paesi: i quali di cio non solamente à me non paiono meritar lode, ma biasimo grandissimo: che per allargare i termini dell'Imperio loro: et per guadagnar un nome vano et frale, et che nel volgere di non molti anni havrà da rimaner estinto, habbiano consentito esser di tanti huomini micidiali, alla ruina di tante città, all'incendio di tanti paesi: allegando di cio cagione ò si ingiusta ò almeno si minima, che niuna