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LIB. I. 4

dell'huomo; al quale tanto cede la femina, quanto la notte al giorno, la Luna et l'altre stelle al Sole. Anzi disse il Poeta, la degnita' delle donne è maggiore: et tra l'altre ragioni, l'amore che le portiamo, ne fa chiarissima fede; il quale non puo' altronde procedere, che dal valore in esse compreso: et questo specialmente si conosce, percioche gli huomini savi piu' sovente che gli altri ne lacci d'amore incorrono. Voi dite, disse il Musicola, che gli huomini savi incorrono ne lacci amorosi; et io dico che niuno puo' esser savio, che si lassi avviluppare a' seguire uno, che in continovi errori e suoi seguaci mantiene; facendogli parere il mal bene, il dolce amaro, noiosa la vita, et gioconda la morte; di che niente meno appartiene al savio: il quale se veramente è savio, deve tenere le cose in quel conto, et non altramente, che da Dio furono fatte. Questo bramo intendere, disse il Poeta, piu' chiaramente. Tutte le cose, soggionse il Musicola, fece Iddio a' qualche fine; le ricchezze per sovenire a' bisognosi; le forze per aiutare i deboli; la sanita' per potersi affaticare nell'opre necessarie; i figliuoli per fargli tali, quali essere noi disideriamo; la femina per aiuto alla conservazione humana, et non perche', secondo il costume degli stolti, i ricchi gettassero le faculta'; i forti stessono a' dormire ne pericoli; i sani ociosi; i figliuoli fossero negletti; le donne havessero imperio sopra di noi. Et cosi credo che 'l detto di quell'antico philosopho. Conosci te medesimo, fosse il primo precetto dell'humana vita; accio' che conoscendo l'huomo la sua degnità, e 'l fine per cui principalmente è creato, usando