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LIB. III.

delle cure, del sospetto, et delle paure, nelle quali ogn'hora vivono: et non solamente per le invidie di coloro, che maggiori stati possedono: et per la volubile fortuna, che tal volta i più forti nelle dubbiose guerre contra i deboli fa perditori, stanno ong'hora di loro signorie incerti: ma temono etiandio la rubellione de popoli. le insidie de parenti et amici: i coltelli et veleni de familiari. Perché molti quasi che de domestici et soggietti non si possano fidare, commettono la guardia della sua persona à genti barbare, et di lontane parti: et vegghiando et dormendo non men sono della conscienza de suoi delitti, et de mali trattamenti che fanno allor popoli crucciati, che fosse Oreste dalle furie doppò la madre uccisa. la noia delle quai cose è più da fuggire, che non sono da disiderar gli honori, la riverenza, i salvamenti che ogni giorno da infiniti huomini se gli fanno; et più che 'l piacere della caccia, de Musici, de buffoni, delle dilicate vivande, et dell'altre cose simili, che ad ogni cenno loro sono pronte. Queste miseri adunque nelle quali i grandi et mediocri et poveri continovamente dimorano, sono tante et tali, che hanno forza di guastar ogni giocondità, ogni diletto, che nella vita si possa trovare. La qual cosa ci hanno dimostrato molti, che per disperatione avanti il dovuto termine hanno da se con ferro, con veleno, et con mille altri modi la infelice anima del corpo cacciata; giudicando men male andare doppò la morte à non conosciuti luoghi, che lungamente soprastare in si noiosa vita. et se più dire io stimasse necessario di simile materia, non voglio vi crediate che parole mi mancas-