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Il suo scettro, il suo seggio, e il bel paese,
Che già gradì a Ciprigna, hor par che sdegni
Torrete i pregi indegni
Al Tiranno de l’Asia, Argo, e Corinto,
E Rodi, e Delo, e Cinto,
E rivedran le Muse i sacri monti,
E i lor cigni, e i lor fonti
Gli antri, le piaggie, i fior, l’ombre, e gli allori
Cantando le lor gioie, e i Vostri honori.
Da l’altra parte un glorioso ardire
Vi porta a soggiogar l’Eufrate, e ’l Nilo
C’hor ne paventa, ov’è la fama corsa,
Tempo è, che di sue frodi homai sospire
Babilonia d’errori eterno Asilo,
E ’l Ciel vi chiama, e nulla piu v’inforsa,
Che v’è felice l’Orsa:
Si vedrem poi rifar un secol d’auro,
E ’l sol mai sempre in Tauro
Qual era alhor, che senza nebbia il Cielo
S’andava, e senza gelo,
Et havran rena d’or l’onde Thirene
Et Anco al vostro mar le sue Sirene.
Carca di spoglie, e d’armi
Vedrai l’alta Colonna, e ’l mio gran duce,
C’hora con la sua luce
Rischiara il Tebro, e Roma, e poi se stesso
Digli Canzon d’appresso
Per finir le sue imprese, e l’aspra guerra,
Che come ha vinto il mar, vinca la terra.
IL FINE.