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CANZONE
DI M. GIOVANBATTISTA
AMALTHEO.
L’altrui sventure, e i dolorosi stridi
Il fiero stuol, che gia cotanto ardio:
Che veggendo servil Barbara gente
Tinger del nostro sangue i nostri lidi,
E qual Tigre, o Leon digiuno, e rio
Cercar l’ovil di Dio,
E in Pafo, e in Cnido svelti i mirti, e i lauri,
E i suoi ricchi tesauri,
E le corone a Salamina tolte,
E ’n vil giogo rivolte
E spenta la sua dolce libertate,
Arsi non men di duol, che di pietate.
Da l’Oriente più non venia il Sole
Ne ’l pianeta d’amor, ne i chiari giorni,
Ma di turbati venti atra procella,
Et havea sgombre l’herbe, e le viole
Da i nostri dilettosi almi soggiorni.
E tenea fosco il Ciel, chiusa ogni Stella
Nebbia gravosa, e fella,
E s’alcuna talhor pur m’apparea,
Era importuna e rea,
Et hor di Sirio, hor d’Orion armato,
Et hor di Marte irato,
Ne mai piaggia fioria vicino, o fera,
A ij |