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690 | della melica. |
Questa pianta rassomiglia alla melica comune, fuorchè ha una vegetazione più rigogliosa, stelo più robusto, ed il fiore ravvicinato, con grani tondi, neri e vestiti. Esige un clima assai più caldo degli altri sorghi, e non matura convenientemente il grano che dove il melgone si possa raccogliere nei primi giorni di settembre. Quando però si coltivi soltanto per aver lo stelo ricco di sugo o materia zuccherina, allora si può coltivare in clima meno caldo, ma dove però si trovi anche il melgone. Il terreno ed il concime sono quelli che sempre indichiamo allo scopo di ottenere amido o sughi dolci, cioè terreno sciolto, ricco di potassa, ben lavorato e soffice; concime poco azotato, assai scomposto e ricco pure di potassa.
Si semina al principio d’aprile, con 2 chil. circa di grano per ettaro, coi quali si ottengono circa 40,000 piante, mantenendo nella semina le stesse norme indicate per la melica. È certo che il grano da noi sarebbe carissimo, come lo è ora in Francia, per la difficoltà in cui si trova per maturare, e perchè non conviene lasciar maturare il grano quando vogliasi ottenere il sugo dolce. Si può moltiplicare anche per getti, e per divisioni del ceppo. I lavori successivi di coltivazione sono identici a quelli accennati per la melica comune.
Non coltivando la pianta per ottenere il grano, la si deve tagliare prima che sviluppi la spiga, perchè in questo momento la pianta contiene la massima quantità di materia zuccherina. Quando la fioritura sia compita, o che i grani siano già formati o maturi, lo zucchero continuamente diminuisce; e ciò serve a conferma di quanto dissi del frumento e di altri cereali, cioè che lo stelo serve alla completa maturazione del grano col privarsi egli stesso di molte sostanze, specialmente amilacee o zuccherine. L’Arduino a Padova lasciò maturare di troppo la pianta, e forse da ciò provenne il giudizio della poca stiua convenienza, come produttrice di zuccaro.
Nei terreni adatti, questa melica può dare da 90 a 100 mille chilogrammi di steli verdi per ogni ettaro, che, secondo Vilmorin, fornirebbero da 50 a 55 per % in sugo, contenente il 10 per % circa di zuccaro, proporzione quasi simile a quella della canna da zuccaro.
Desideriamo adunque che una tal pianta venga di nuovo sperimentata attentamente, poichè potrebbe fornire zuccaro, alcool ed anche una bevanda spiritosa in sostituzione di tanti altri più infelici surrogati al vino.