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62 | differenze principali, ecc. |
dalle foglie o dalla loro base, in modo che, restando libera soltanto la gemma terminale, quasi mai il tronco riesce ramoso, come nel melgone, frumento, ecc., sebbene possa durare molti anni come nelle palme. Il tronco delle monocotiledoni adunque non aumenta in lunghezza o grossezza per sovrapposizione di strati concentrici, ma soltanto in lunghezza per lo sviluppo della gemma terminale, aumentando ben poco in grossezza, e formando come tanti nodi da una gemma terminale all’altra. Tolta la gemma terminale, le monocotiledoni ordinariamente periscono, poichè le altre gemme laterali sono rinchiuse e soffocate dalle foglie che circondano lo stelo od il tronco (vedi fig. 22); facilmente dai nodi presso terra mandano radici aeree, come vedesi nella canna e nel melgone. Il tronco e le radici nelle monocotiledoni sono poi anche sprovvisti di lenticelle e gemme avventizie, per cui riesce impossibile ottenere una pianta conficcando nel terreno una porzione di stelo compresa fra un nodo e l’altro delle gemme terminali, come per la stessa causa non mandano polloni nè virgulti dalle radici.
§ 51. Le radici nelle piante dicotiledoni sono ordinariamente profonde, e ramose al pari del fusto; com’esso crescono per strati concentrici, ma s’allungano soltanto per l’estremità, e sono munite di lenticelle e gemme avventizie. Nelle monocotiledoni le radici sono formate da tanti prolungamenti indivisi, la cui struttura interna è simile a quella del tronco, più compatta cioè all’esterno.
§ 52. Le foglie nelle dicotiledoni hanno ordinariamente un picciuolo; la loro nervatura è reticolata, a margini spesso rientranti, ossia a foglie divise o dentate (fig. 52). Nelle monocotiledoni le foglie spesso mancano di picciuolo, ed abbracciano, come ho detto,