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634 | malattie del baco da seta. |
e da questa all’epoca di salire al bosco, evidentemente dipende dal cattivo nutrimento e dalla mancanza d’aria.
L’apoplessia rende il baco morto floscio e vuoto d’alimenti, essendo essa preceduta da lunga inappetenza o da perfetto digiuno. Questa morte non deriva da una vera apoplessia, ma piuttosto da qualche alterazione del canal alimentare, prodotta da cause che, a guisa di veleno, abbiano promosse ripetute scariche; dopo la morte anche alla bocca si mostra una goccia verdastra, dipendente pure dalla stessa alterazione.
Si attribuisce la colpa di questo malore quasi esclusivamente alla qualità della foglia; ma in questo caso vedesi che tutti i bachi d’uno stesso educatore, d’uno stesso locale, o d’una stessa tavola dovrebbero perire. Parmi che alla qualità della foglia debbasi aggiungere l’effetto delle esalazioni putride dei letti umidi, che agiscono come miasmi, quando non vi sia una ben intesa ventilazione. L’apoplessia si mostra quasi sempre dopo l’ultima muta.
Il Riccione è quella malattia per la quale il baco, quasi al momento di fabbricarsi il bozzolo, si raggrinza e si ritrae sopra sè stesso, ed in seguito, preso anche da giallume, muore, oppure vive assumendo in tutto od in parte le forme della crisalide, senza però filare il bozzolo. Se questo fenomeno proviene dalla mancanza di filo serico, per disordini delle funzioni assimilatorie, si fa crisalide e dà origine alla farfalla; ma se all’incontro è l’effetto del non averlo potuto emettere, come avviene se non trova dove appoggiare il bozzolo, il baco muore raggrinzato.
La Gangrena produce la morte del bigatto lasciandolo nero e sfacellato. Probabilmente ha origine dal cattivo alimento e dal locale troppo freddo o troppo caldo, ma umido e non ventilato. Questa malattia si manifesta specialmente nelle ultime due età.
Il Calcino è la malattia che oggidì più d’ogni altra dà a pensare al coltivatore, poichè da cinquant’anni a questa parte affligge oltremodo il baco, distruggendo spesse volte l’intero prodotto che ci ripromettiamo dalla sua educazione.
Il bigatto preso da questo morbo perde l’appetito, si fa lento ne’ suoi movimenti, ed infine, dopo una specie di letargo, muore appassito e molle, nella posizione che teneva nell’ultimo momento. Talvolta, mentre è ancor vivo, mostra delle macchie nerastre sul dorso, e specialmente ad uno o più degli stigma o fori aerei che tiene ad ogni anello. Morto appassito il bigatto,