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malattie del baco da seta. 633


9.a Cambiare frequentemente i letti quando si riconoscono umidi, e che la stagione fredda non permetta d’aprire per dare accesso all’aria.

10.a Aria, luce e temperatura leggermente crescente all’epoca della salita al bosco e della fabbricazione della semente.

malattie del baco da seta.

§ 635. Quantunque un buon pratico abbia detto: «educate i bigatti come vi ho detto, che minimi saranno i casi di malattie», io vi aggiungo: «se vedete che i vostri bigatti mostrano di non essere sani, gettateli, cambiateli con altri, se lo potete; oppure vendete la foglia.» Qui non si tratta di curare, ma di ricavare colla maggior probabilità e col minor possibile dispendio, il massimo possibile prodotto dalla foglia del gelso. Dunque è inutile che io mi accinga a gettar parole per insegnarvi una inutile cura per le varie malattie; piuttosto ve le indicherò, soltanto per farvele conoscere.

L’atrofia è quella malattia per la quale i bigatti restano più piccoli de’ loro coetanei, non potendo il più delle volte cambiar la pelle, per cui rimangono soffocati entro un abito più stretto del bisogno. La stagione fredda o piovosa, la foglia scarsa, e soprattutto le circostanze poco favorevoli alle mute sembrano esserne le cause.

L’idropisia è quella malattia che il volgo fa dipendere dalla luce che entra nei locali, e consiste nel mostrarsi il bigatto più grosso, lucido e trasparente, specialmente alla testa, evidentemente per gonfiezza prodotta da una raccolta d’un umor giallognolo tra le due pelli: dopo qualche tempo la pelle scoppia, ma non si cangia ed il bigatto muore. La causa di questo male pare risiedere nella foglia troppo tenera o bagnata, e nei locali freddi ed umidi.

Queste due prime malattie sono proprie di tutte le età, ma particolarmente delle prime tre, appunto perchè in tali epoche l’alimento ed il locale possono facilmente presentare i difetti surriferiti.

Il giallume rende il bigatto più grosso e gonfio a ciascun anello; non è lucido nè trasparente, ma si fa d’un color giallo, assumendo l’aspetto d’una sostanza grassa butirrosa. Morto il bigatto passa presto alla putrefazione. Questa malattia, che si mostra singolarmente dalla terza alla quarta muta,