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della temperatura, ventilazione e luce. 625

essa moltissimo e sulla respirazione e sulla nutrizione. Nel darvi le prime cognizioni sul baco da seta, v’indicai che l’esteso sistema respiratorio mostrava abbisognare di molt’aria, e che i canaletti o le diramazioni che partivano dagli stigma, o fori esterni, soprattutto si estendevano sugli organi della nutrizione. Perciò chiaramente appare che un difetto di buon’aria deve portar con sè un disturbo ed un ostacolo all’assimilazione dell’alimento. Oltre ciò, voi tutti avrete osservato che quando il bigatto sia costretto a risentire una temperatura minore di quanto richiede, escluso anche il riguardo del maggiore o minore suo sviluppo, voi lo vedete mangiare assai poco, e perciò prolungare il proprio stadio di larva per un tempo maggiore dell’ordinario. Alcuni dicono che l’andar adagio non è un male; ma io soggiungo che quando questa lentezza non proviene dalla natura dell’insetto, ma da circostanze inopportune, è e sarà sempre un male.

Se dunque la bassa temperatura toglie al baco la voglia di mangiare, essa inoltre disturba ed incaglia la nutrizione. Quanto più la foglia si fa consistente per l’avanzarsi della stagione, altrettanto maggior calore richiedesi per facilitarne la digestione.

Riassumendo quindi l’esposto su tale proposito, si può concludere che la pratica generale è contraria all’andamento naturale e regolare del bigatto, ed impedisce il rinnovamento dell’aria nei locali, favorendo invece il raccogliersi delle esalazioni putride e dell’umidità. Laddove comportandoci, come vi dissi, il bigatto, trovandosi in maggior comunicazione coll’esterno, resta pure in relazione colla temperatura aumentante, colla luce, e colla qualità e quantità della foglia.

Dalle norme suesposte ne derivano le seguenti conseguenze:

Che la foglia deve essere somministrata fresca più che sia possibile, appena colta, non calpestata nè contusa, e soprattutto non bagnata.

Che le tavole, ossia i gratticci, devono esser disposti in modo da permettere la libera circolazione dell’aria, quindi possibilmente lontane dalle pareti.

Che i bigatti, specialmente nelle prime età, devono essere radi, acciò tutti egualmente, possano nutrirsi e goder aria.

Che il letto, o residuo della foglia che giace sulle tavole, misto agli escrementi dei bachi, deve essere levato una volta o più per ogni muta, quando il tempo che passa tra l’una e l’altra sia maggiore di quattro o cinque giorni.