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dell’alimento. 621

sfortunatamente vera, che induce il contadino a ricoprire i bigatti quando si dispongono alla muta, è il non conoscerli ben bene di figura. Io vi assicuro che al momento della 1.a muta, quando appena incomincia la levata (altra parola impropria che vuol significare come alzarsi dal letto), se si domanda a qualche uomo od a qualche donna incaricata dell’educazione, questo bigatto dorme, od è levato? Due volte sopra tre vi risponderanno a rovescio. E questo dipende dall’educarli all’oscuro. Il contadino, che è poco osservatore per sè stesso, se poi è ajutato dall’oscurità, è impossibile che osservi e tenga conto delle piccole ma pur sensibili mutazioni che avvengono nelle forme esterne del bigatto. Chi abbia educato anche una sol volta i bachi alla luce non si confonde certamente. Io qui non voglio ripetere i caratteri distintivi del bigatto che si dispone alla muta e di quello che l’abbia subita; già li indicai parlando della larva, e da muta a muta non differiscono per altro che in quanto al volume del corpo del bigatto.

La foglia dopo la prima muta sino all'epoca in cui il baco si dispone per la quarta volta a cangiare la pelle, si taglia sempre un poco più grossa, finchè, dopo la quarta, la si somministra intiera, monda soltanto dai rametti e dai frutti.

Alcuni suggeriscono di aspergere la foglia con alcune farine e singolarmente con quelle di riso e di melgone, oppure con polvere di foglie fatte disseccare l’anno prima. Con tal mezzo dicesi che si possa in parte rimediare alla qualità della foglia troppo tenera ed acquosa, e che per conseguenza il bigatto si faccia più robusto e costruisca un bozzolo più pesante e compatto. A tale proposito io non saprei dirvi cosa alcuna, non avendone fatto esperimento.

In quanto al valore più o meno nutriente delle varie qualità di foglia, può dirsi che prima d’ogni altra stia la foglia del gelso selvatico, poi quella del gelso nero, indi quella del gelso multicaule e finalmente quella del gelso bianco innestato. Comune però è l’errore in varie provincie che la foglia del gelso selvatico non sia buona pel bigatto; in molte altre invece, negli ultimi giorni dopo la quarta muta, si alimenta il baco con sola foglia selvatica, asserendosi che è più salubre e che fa produrre al bigatto una seta migliore. Certo è che la foglia del gelso selvatico contiene minor quantità d’acqua delle altre, e per conseguenza deve essere la più sostanziosa; il bigatto la preferisce a tutte, e nessuno potrebbe addurre prove in quanto alla sua azione nociva.