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della potatura. 499

vi daranno maggiore e migliore quantità di uva che non tanti e lunghi. Fammi povera che ti farò ricco, dicevano i vecchi coltivatori italiani. Ed il fatto prova l’esattezza di questo detto. Dopo un anno di copiosa vendemmia, essendosi alquanto indebolita la vite, la si dovrà impoverire maggiormente che non dopo un anno scarso d’uva. Come pure si dovranno lasciare tralci minori e più corti nei luoghi umidi e freddi, che non in quelli asciutti e caldi; minori nei terreni magri e dove la vite sia poco vigorosa, che non dove il terreno sia buono, profondo e la vite assai rigogliosa.

La potatura varia poi essenzialmente secondo il modo di allevare la vite. Così abbiam già veduto quanto differiscano tra loro le potature delle viti educate sulle piante, da quelle allevate a pergola, e più ancora quanto queste due maniere differiscano da quella usata per le viti a ceppata bassa. Alle viti in filari, dove si conservano i nuovi tralci sorti presso il collo della vite, e che salirono sulle maneggie o pertiche poste in vicinanza ed a sostegno dei gambi, non si dovrà mai lasciare più di tre tralci per pedale, lunghi non più di 1m50. Ma il più delle volte si crede di ottenere maggior quantità di uva lasciandovene persino cinque o sei, tutti in fascio, i quali soffocandosi reciprocamente con molte foglie, perdono la massima parte dei fiori, e quelli che possono fruttificare danno un’uva scadente, perchè troppo ombreggiata, e poco ventilata; finalmente la vite si snerva, e vi dà foglie ed ombra, invece di buona uva. Le stesse regole pei filari valgono per le viti educate a ronco. Quando poi la vite, per essere in terreno poco profondo, magro e molto asciutto, vegetasse poco ed irregolarmente, abbisognerà salvare e mettere a frutto quel poco di buono che seppe fare la natura.

Nel caso che la vite sia corsa troppo alta, e che i nuovi tralci da frutto troppo si allontanino dal collo, abbisognerà lasciare in basso qualche recente cacciata o bastardo con due o tre occhi, in luogo proprio, ben situato e capace di produrre un buon tralcio, per istabilirvi la vite l’anno venturo, tagliando via tutta la parte superiore, e così ridurla a minor altezza senza scapito del frutto. Per ottenere da questo mozzicone o bastardo un buon tralcio, abbisognerà lasciare minor numero di tralci e più corti, affinchè il nutrimento non scorra tutto in quelli, ma passi anche a dar vigore a questa parte più bassa. Così per non allungare di troppo i gambi si abbia riguardo di pigliare i tralci possibilmente in vicinanza al vecchio collo o capo della vite.