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498 | della potatura. |
temperati, ben esposti, di terreno asciutto e poco soggetti a nebbie ed altre umidità, si farà costantemente in autunno subito dopo cadute le foglie. Potando in autunno la ferita non geme, e quindi la pianta non s’indebolisce; la ferita ha tempo di indurirsi prima che sopraggiungano i freddi jemali; la vite durante il verno resta alleggerita dal peso dei tralci, e questi offrono minor appoggio all'acqua ed alle nevi; i tralci si rompono meno perchè non ancora induriti dal freddo; inoltre, dopo il seminerio del frumento pochissimi sono i lavori e quindi s’acquista tempo per la primavera; il terreno si può lavorar meglio anche nel verno; e finalmente i tralci tagliati via e ridotti a pezzetti possono servire di concime in primavera.
Nell’inverno si tagli la parte più vigorosa della vigna e meglio esposta, purchè non geli, e la vite non sia bagnata.
In primavera si taglieranno le viti dei climi un poco freddi, dei terreni umidi e male esposti; come pure si taglieranno le viti che avessero un tralcio poco maturo, e quelle che essendo troppo rigogliose, perdendo un poco d’umore, durante la lacrimazione, faranno meno foglie e maggior frutto.
Facendo però il taglio in primavera troppo avanzata l’abbondanza della lacrimazione sarebbe a scapito del vigore della pianta; l’umore viscido che geme, scorrendo sul gambo o sui tralci, dove si ferma e si condensa, impedisce la traspirazione della corteccia, l’annerisce, e sopprime anche quelli occhi sui quali si fermasse; inoltre in quest’epoca i tralci si rompono assai facilmente, e più facilmente ancora si corre pericolo di spiccarne le gemme nel maneggiarli.
In ogni modo, nell’autunno si dovrà tagliare ogni tralcio che abbia fruttificato, quand’anche il resto della potatura si volesse differire sino alla primavera.
§ 511. Circa al modo di eseguire la potatura non posso dirvi altro che le cose generali, applicabili a ciascuna località, cioè: si toglieranno tutti quei tralci che sorgono dal pedale o sul gambo; quelli che si rinvenissero grami, tortuosi, guasti e guardanti in basso. I tralci che si vogliono mettere a frutto devono essere rimondati dai viticci secchi, e dai rametti laterali, avvertendo di non guastare gli occhi o gemme che sono alla base. Questi tralci, ancorchè lunghi, abbisogna accorciarli, levandone la cima, in modo da renderli più robusti e fruttiferi, poichè la cima sottrae molto per la di lei tendenza ad allungarsi in tralci e far molte foglie; di questi tralci non se ne deve lasciare più di due per gambo; pochi tralci e corti