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422 | diversi modi d’irrigazione. |
una frequente e regolare irrigazione. Il lino, dal quale si vuol un stelo lungo e fino, quand’è cresciuto a poco più di 0m,10 in altezza, vuol’essere irrigato ogni 15 giorni circa; nè si cessa se non quando ha da maturare il frutto. Il frumento, la segale, l’orzo e l’avena non richiedono irrigazione neppur quando sono allo stato erbaceo, ad eccezione del caso di estrema siccità. Il melgone che fa uno stelo assai lungo ed erbaceo, vuol essere irrigato una o due volte al più d’estate, quando però il terreno sia arido e che l’appassimento delle sue foglie mostri il bisogno di supplire coll’irrigazione alla mancanza dell’umidità naturale; quando però incomincia a maturare il seme, desidera piuttosto il caldo e l’asciutto. Persino il riso, che è l’unico cereale coltivato che cresce nell’acqua, quando è giunto all’epoca che deve maturare il gramo, vuol’essere asciugato. Ben è vero che in certe località vi sono dei prati non irrigui; ma tutti sanno che il prodotto di questi è scarso e gramo se il terreno è umido, scarsissimo poi allorquando asciuga più del bisogno. Una coltivazione qualunque, perchè sia conveniente, deve dare una certa quantità di prodotto che compensi le cure e le spese, altrimenti è meglio sostituirvene un’altra che meglio s’adatti alle circostanze del terreno. Il prato, il lino e le risaje non sarebbero le più lucrose coltivazioni senza una irrigazione regolare o continua, e sempre accuratissima.
§ 443. Riguardo poi allo stadio di sviluppo della pianta coltivata, non si dovrà mai irrigare subito dopo la semina, per non ismuovere il terreno troppo mobile pel recente lavoro, perchè il seme non venga trasportato dall’acqua, e perchè asciugando di poi il terreno formerebbesi una crosta sulla superficie che difficilmente sarebbe perforata dalle gemmule nascenti. Meglio è dunque irrigare ed inumidire il terreno prima di lavorarlo, allorchè temasi di susseguente siccità contraria alla germinazione, e seminar poscia prontamente. Così pure per le stesse ragioni non si adacquerà quando il seme sia appena nato, o che i suoi germogli siano troppo teneri, fuorchè nel caso di grande siccità, poichè il terreno s’indurirebbe, e le tenere radici ne soffrirebbero pel raffreddamento e per l’umido. Non s’irrigherà mai, nel tempo della fioritura, quelle piante dalle quali si vuol ottenere il seme, poichè sappiamo quanto l’umidità sia contraria alla fecondazione. Meno poi si userà dell’acqua, quando tali piante staranno maturando il seme. Per conseguenza, l’epoca migliore per irrigare una