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dell’irrigazione. 399

tutto il territorio delle città poste fra i primi colli subalpini e l’Adriatico, cioè quasi l’intera pianura della Valle del Po. Certo è che i governi popolari che fiorirono nei secoli di mezzo in quasi tutta Italia, ebbero a cuore, più ch’altri mai, la prosperità del loro territorio, come ne fa testimonianza la popolazione assai superiore di quella d’oggidì, la quale in allora viver doveva quasi esclusivamente dei prodotti del suolo italiano, difficili ed assai lente essendo in que’ tempi le comunicazioni coi paesi dell’Asia, che tanta copia di cereali ora ci forniscono.

E per citare alcuni esempi dirò che nel 1117, dal Ticino, presso Tornavento, venne derivato un cavo sino a Binasco detto Ticinello; dal quale, in vicinanza d’Abbiategrasso, nel 1235 se ne derivò un ramo sino a Gaggiano, da dove, nel 1257, venne prolungato sino a Milano. Nel 1100 il cavo Vettabia già esisteva. Nel 1220 fu, presso Cassano, derivato dai Milanesi e Lodigiani, il maggior cavo che esista in tutta Lombardia, detto Cavo Muzza, che conduce 1475 once milanesi d’acqua1, e che ripartite per 75 bocche secondarie, valse a fertilizzare le sterili ghiaje del Lodigiano e di parte del Milanese. Dopo questo tempo, moltissimi altri cavi destinati all’irrigazione si derivarono dagli altri fiumi. Nel 1300 il modo d’irrigazione non variava di molto dall’attuale. Nel 1420 si inventarono le così dette Conche, edificio assai semplice che serve a sostenere le acque, ed a diminuirne la rapida pendenza, di modo che questi cavi o canali in seguito poterono servire anche alla navigazione, prendendo il nome di navigli.

Lo stato idrografico naturale della Valle del Po, ossia la quantità delle acque che la solcano, e la loro direzione e pendenza, doveva agevolare l’opera a chi voleva intraprendere canali di irrigazione o navigabili. In fatti quasi tutti i fiumi vanno nel Po secondando la doppia pendenza del terreno, seguendo cioè una direzione da tramontana a mezzogiorno, quelli che scendono dalle Alpi, ed una da mezzogiorno a tramontana, quelli che vengono dagli Appennini (vedi la carta della Valle del Po a pag. 91). Tutti poi nel loro decorso mantengono una deviazione verso Levante, secondando la generale pendenza verso l’Adriatico che presenta il complesso della Valle. Per questa disposizione naturale dei fiumi, il loro corso divien lungo e

  1. Per l’oncia milanese, vedi il § 416.