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388 prodotto dei boschi.

ed infine durava assai di più. Questi effetti sono dovuti in parte al restare lungo tempo privo del contatto dell’aria, ed in parte perchè l’acqua, sciogliendo e portando al difuori molte materie solubili del legno, rende più difficile l’alterazione. Quest’immersione abbrevia la stagionatura se la si alterna coll’esposizione all’aria. Si pensò di meglio conservare il legname col togliere il contatto dell’aria spalmandolo con vernici resinose; ma l’effetto non corrispose al desiderio, ed il legno si decomponeva nell’interno, ove non era arrivata l’azione delle vernici.

Persuasi adunque che l’alterazione del legname proviene dall’alterazione che subiscono le materie solubili che sono nel suo interno, si potranno usare tutti quei mezzi che già al §135 abbiamo visto impedire la decomposizione, o fermentazione delle sostanze organiche sia vegetali che animali. Si sperimentarono utilmente le soluzioni di creosoto, di sublimato corrosivo, di arsenico e di altri sali; ma egli era evidente che la spesa per questa operazione superava l’utile. Boucherie trovò un metodo assai facile e poco dispendioso per fare imbevere le piante di soluzioni, appoggiandosi alla facoltà che esse hanno di assorbire e fare ascendere i liquidi nel loro interno quando siano munite di foglie; egli mise a profitto questa loro facoltà, osservando che la conservavano anche qualche tempo dopo il taglio, non solo nelle radici, ma eziandio nel tronco reciso, non però più di 30 ore dopo.

Per ottenere questa imbibizione si prepara un tino contenente la soluzione; indi, recisa al piede la pianta, lasciandovi alcuni rami o soltanto il fiocco della cima, la si dispone ritta entro il tino, e la vi si lascia finchè il tronco sia tutto penetrato dalla soluzione. Per esempio un pioppo di 28m, di altezza e di 0m,40 di larghezza assorbì in sei giorni tre ettolitri di liquido. L’ascensione del liquido diminuisce ogni giorno, ed al 10° circa cessa; ma di solito questo numero di giorni basta perchè il legno s’imbeva compiutamente. Con questo mezzo si sperimentò il sal marino, il cloruro di calce, le acque madri delle saline e soprattutto la pirolignite, adoperandone 1/50 del peso del legno verde. La pirolignite aveva il vantaggio sulle altre soluzioni, che facilmente si univa alle materie solubili vegetali.

Le piante dolci s’imbevono più rapidamente e meglio; i legni duri all’incontro difficilmente s’imbevono nel centro, e facilmente il liquido poi devia incontrando un nodo o qualche porzione disorganizzata.