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366 dello scalvo.

mozzicone o rimanenza troppo pronunciata 117.del ramo soppresso, e che non si faccia tanto aderente alla base che la ferita risulti di diametro maggiore di quello del ramo levato (fig. 117). Nel primo caso, la corteccia della base non potendo ricoprire il mozzicone rimasto, e non potendo esso più metter rami, perchè le sua scorza fosse troppo indurita, morirebbe e si putreferebbe, e col tempo aumentando la pianta, e rinchiudendosi in essa, le comunicherebbe questo suo stato. Se invece il legno del mozzicone, come succede nella massima parte delle piante resinose (vedi fig. 106), non è di facile putrefazione, dissecca, indi, col crescere del tronco o del ramo vicino, vien rinchiuso nel legno come una caviglia estranea e senza alcuna aderenza, come vediamo accadere alle tavole od assi di larice, d’abete, o di pino. In queste tavole vi sono delle macchie tonde di colore più oscuro, che facilmente si staccano lasciando un foro, e che non sono altro che i mozziconi lasciati presso il tronco. Forse l’uso di lasciare questi avanzi di rami nelle fustaje resinose, ebbe origine dalla difficoltà d’ascendere per rimondarli, poichè, levati i rami laterali, esse non ne mandano di ulteriori, per cui questi mozziconi presentano una specie di scala; ma sapendo di quanto danno sia tale uso pel legno della pianta, sarà meglio prendersi un po’ di disturbo ed usare di una scala portatile.

Nell’altro caso, cioè quando si lasci una ferita troppo ampia o poco pendente, e che venga difficilmente o troppo lentamente ricoperta dalla corteccia circostante, il legno dopo alcuni anni putrefa, si consuma e finisce col lasciare un foro pel quale introducendosi l’aria e l’acqua nell’interno della pianta, se ne guasta il tessuto.