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selvicoltura. 315

corpi soffici svanisce prima di quella che cade sui corpi compatti; quindi la vediamo scomparire prima dai terreni lavorati di recente che da quelli lavorati già da qualche tempo; prima dalle cotiche erbose, soffici e dai prati che dai terreni nudi, duri ed incolti, e prima ancora dai boschi ricchi di erica, di foglie e di terriccio, che da quelli che ne siano spogli ed il cui terreno sia molto compatto o poco profondo. L'aria rinchiusa dalla neve nelle porosità del terriccio, e delle foglie cadute, agisce liquefando la neve dal basso in alto, come i rami e le foglie superiori agiscono d’alto in basso; e l’acqua che scola dalla neve liquefatta tanto per dissopra quanto per dissotto, non si ferma negli strati di quella ancora intatta a renderla più compatta per effetto del freddo notturno, ma passa e trapela per la neve ed infine pel terriccio che rimasero maggiormente riservati da quell’influenza. Perciò nei boschi di piante sempre verdi questi effetti sono più sensibili che negli altri.

Quest’azione dei boschi, che sembra di poco momento, è di una grande importanza, perchè in tal modo scompajono dai monti in poco tempo le prime nevi d’autunno e le ultime di primavera; perchè impedisce che la neve si accumuli di troppo; e che la linea delle nevi perpetue e dei ghiacciai continui a portarsi in basso, esercitando così l’azione di innalzare la linea della vegetazione.

Perciò ben si vede che i boschi, oltre all’arrestare i venti impetuosi o freddi, diminuendo la quantità della neve sui monti, renderebbero meno rigidi i verni, meno fredde o meno saltuarie le primavere, e meno anticipati i freddi autunnali. Così l’ulivo non avrebbe abbandonato il Novarese, e non andrebbe abbandonando anche le sponde dei laghi prossimi alle Alpi; il castagno ed il gelso non soffrirebbero così di frequente le brine, la coltivazione della vite diverrebbe più conveniente anche nell’alta Italia, e quella del lino e dei cereali si potrebbe spingere con maggior vantaggio anche nelle prime valli.

Ormai invece le nevi cadono anche d’estate, e si trattengono per tutto l’anno, non solo sulle Alpi, ma ben anco sugli Appennini, dove una volta non accadeva che assai di rado, e vi restava soltanto d’inverno.

§ 322. I boschi conservano l’umidità atmosferica. Infatto dove sono molte foreste, le nebbie e le rugiade sono maggiori, e le pioggie assai più frequenti. E ciò perchè i venti non pos-