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della propagazione artificiale delle piante. 305

rami all’ingiro del tronco, i quali servano di sostegno alle giovani cacciate, impedendone lo schiantamento, tanto per effetto del vento quanto per effetto del peso delle foglie.

Questa foggia d’innesto è la più usitata per le piante da frutto, peri, pomi, pruno, ciliegio e vite.

Alcune volte le marze si possono applicare al tronco reciso come sopra, senza bisogno di fenderlo, facendo soltanto alcune incisioni nella corteccia dall’alto in basso, della lunghezza di 0m,05. I lembi di queste incisioni 83si staccano dal legno; ed allora, tagliate le marze come a penna da scrivere, lasciando loro la corteccia da un lato, s’introducono nel vuoto lasciato dal surriferito distacco, mantenendovele aderenti con apposita fasciatura. Tale innesto dicesi a corona (fig. 83); si pratica in primavera piuttosto avanzata, quando la pianta sia già molto in succhio, e si usa specialmente pel gelso.

L’innesto a trapano era molto usato dagli antichi per la vite, e si faceva forando il tronco con una trivella, ed introducendo la marza nel foro.

L’innesto ad occhio si fa a scudetto ed a cannello od anello, e consiste nel trasportare da una pianta un occhio od una gemma, sopra il legno di un’altra pianta, dove siasi dapprima staccata un’eguale porzione di corteccia.

L’innesto a scudetto si fa in primavera ad occhio vegetante, o sul declinare 84.dell’estate ad occhio dormiente. Nella scorza liscia del ramo che si vuol innestare si fa un taglio a foggia di T (fig. 84), distaccandone diligentemente i lembi superiori senza intaccare il legno sottoposto; in questa ferita poi s’insinua l’occhio staccato di recente da un altro ramo, con un poco di scorza, in figura di V, spingendone con delicatezza in basso la punta, in modo che riempia la ferita; e combaci sul legno denudato, col quale si mantiene aderente per mezzo di una legatura non troppo stretta. Assicurato l’innesto, il ramo può essere troncato