Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
della propagazione artificiale delle piante. | 303 |
sciute sin da tempi antichi. Io per maggior chiarezza e brevità le ridurrò a tre principali cioè innesto per approssimazione, innesto a marza, innesto ad occhio.
L’innesto per approssimazione consiste nell’avvicinare tra loro due rami di due diverse piante, levando una porzione di corteccia a ciascheduno, in modo che tra loro vengano più che si può a contatto coll’alburno e coi lembi della corteccia. (fig. 80). 80 Queste due ferite si mantengono in posizione mediante apposita legatura, lasciando che ciascun ramo continui ad alimentarsi per mezzo della pianta madre. In certi casi basta che il ramo da conservarsi, al di sotto della ferita, peschi in un recipiente d’acqua perchè si mantenga vivo per un certo spazio di tempo. Visto che le ferite combaciantisi si siano tra loro consolidate e riunite, si taglia il ramo che si vuol conservare al disotto del punto d’approssimazione, tagliando invece al disopra quello che si vuol levare. Questa sorta d’innesto è più usata nel giardinaggio che in agricoltura, e si fa in primavera colle piante di legno duro, quando cominciano ad entrare in succhio, essendo che queste difficilmente manderebbero radici ridotte a piantone, talea o margotta. Nelle piante la cui corteccia cresce rapidamente, è inutile persino inciderla o graffiarla, bastando la semplice legatura.
L’innesto a marza è il più usitato in agricoltura. Non può essere eseguito che in primavera, e consiste nel recidere per traverso, ad una data altezza, il tronco della pianta su cui si vuol praticare l’innesto, applicando sulla parte recisa uno o più ramicelli muniti di gemme, che si dicono marze.
Dicesi poi più specialmente a becco di fluta o di clarinetto, quando tanto la marza quanto il ramo da innestarsi si taglino obbliquamente come a becco, in senso contrario l’una all’altro, in modo da offrire due lunghe ferite, che ravvicinate si corrispondano perfettamente in lunghezza ed in larghezza. Queste due superficie poi si mantengono a contatto con una fasciatura, finchè sia avvenuta l’adesione.
Più generalmente si usa lo spacco, cioè si recide orrizzon-