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292 del semenzajo e del vivajo.


§ 296. Quando si vogliano trasportare le pianticelle dal semenzajo s’incomincia col preparare nel vivajo tante fossette quante sono le linee che avremo divisato di fare; avvertendo che la larghezza, la profondità e la distanza di queste fossette devono essere in ragione della quantità delle radici che suol mettere una data pianta, e del tempo presumibile ch’essa deve rimanere nel vivajo.

Preparate queste fossette si passa a levare le pianticelle dal vivajo, praticando da qualche lato un solco profondo quanto possono essere profonde le loro radici; in seguito, scavando il terreno al di sotto, si staccano e si levano leggermente senza guastarle. Appena levata la pianticella deve ripulirsi onde essere posta nel vivajo al più presto possibile, giacchè molte piante, e specialmente le resinose, soffrono assai se restano per qualche tempo all’aria a disseccare.

Il ripulimento delle pianticelle consiste nel toglier loro, con ferro ben tagliente, quelle radici che fossero guaste da malattia, dagli insetti od anche dall’operazione del levarle dal semenzajo. Oltre a ciò devesi recidere il fittone o radice maestra a poco più che metà della sua lunghezza, perchè meglio s’arricchisca di radici laterali e meno soffra nel successivo trapiantamento, scopo che già ci siamo prefissi nell’ammucchiamento e germogliazione d’alcuni semi prima della semina (§ 279). Quella porzione di tronco che si sarà formata la si pulirà dai seccumi, dai rami guasti, e si manterrà unica o ramosa, a seconda della qualità della pianta.

In quanto al recidere parte del fittone non si tema di far danno nè alla durata nè alla forma della pianta; poichè sebbene qualunque taglio non sia vantaggioso, e siasi già detto (§ 5) che le radici ed i rami d’una pianta tendano a mantenere fra loro una certa relazione anche di forma, è chiaro che, dopo alcuni anni, questo fittone non potrà continuare ad approfondarsi verticalmente per mancanza di buona terra, o pel terreno sottoposto troppo duro e pietroso, o per la temperatura degli strati profondi del suolo, che essendo sempre minore, non riesce loro confacente. Infatti ben di rado vedesi una pianta, che abbia una quindicina d’anni, conservare un fittone verticale, per quanto cresca regolarmente e diritta di fusto; che anzi, levando artificialmente e per tempo questa porzione di fittone, si risparmia alla pianta la fatica di sostituirvi altre radici secondarie, nel momento che la porzione più vicina al tronco si è già indurita e quindi resa poco atta