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Forse avevano altre e più forti ragioni di bisticcio.

Renato pensò: «Adesso avranno dei dispiaceri».

È immaginava la scena: una zia con gli occhi rossi che inalbera con ostentazione il suo mal di capo reso manifesto, quasi parlante, da una bianca pezzuola bagnata; un’altra che a metà del pasto, proprio quand’ànno messo in tavola il piatto migliore,» si volge esclamando: «È inutile, non mi va giù»; qualcuno che per animar la conversazione discorre con enfasi di cose indifferenti; una cura in tutti di tener nascosto ai ragazzi il vero motivo della lite; un disagio nell’ambiente, un’aria afosa, un’oppressione....

— Gino, che bella cosa se si potesse.... mettiamo.... uscir fuori questa notte e camminare liberi, lontano!

— Se si potesse rompere il muso a tutti, che bellissima cosa!

— No — e s’indugiava sotto la cannella, il sapone in una mano e con l’altra giocherellando con la bell’acqua fresca. — Io vorrei soltanto uscire di notte, quando tutti dormono.

— Per la finestra. Non dico di no: è complicato, ma si potrebbe. O intendi per il camino?

— Gino, tu scherzi, perché non capisci quanto sarebbe bello. Ma pensa!...

— Ci ò bell’e pensato.

— Convieni che sarebbe — la faccia gli si contrasse come per lo sforzo d’alzare un peso — meraviglioso.