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— Cosa sono?

— Una squaw, una donna.

— Ma qui non siamo nelle praterie d’America e ti prego almeno di lavarti le mani.

— Va bene, va bene, — brontolò quello.

— Del resto — aggiunse la sorella, volgendosi sul punto d’uscire — anche molte donne furono grandi.

— Chi, sentiamo.

— Cornelia madre dei Gracchi....

— Bella bravura! Anche di te si dirà: Bice, sorella di Gino.

Vittoria Colonna, Giorgio Sand....

— Senti, non so se la Giorgio Sand scriveva bene, perchè non ò letto e non leggerò mai niente d’una donna; ma so che si vestiva da uomo: segno che se per caso aveva un briciolo d’ingegno, sapeva bene ch’era una cosa irregolare.

— Va là, che sei pazzo. E tutte le martiri cristiane?

— Le ài viste tu? Erano tue amiche?

— Gino! sai bene che non ammetto scherzi su queste cose. Guardàtelo lì!... Un bimbetto che non sa nemmeno d’esser nato.... Studia piuttosto: mi pare che sei indietro specialmente in geometria descrittiva! — e se ne uscì con molta dignità.

— Non capisco — disse malcontento Gino — che cosa c’entri la geometria descrittiva con le martiri cristiane. Logica da squaw!

Mentre stavano nello stanzino da bagno a ripulirsi, s’udì nuovamente di là qualcuno alzar la voce, e poi uno sbacchiar d’usci.