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— Sì, mi pare.... Aspetta....
— Anno gridato meno del solito oggi, vero?
— Pare. Lasciami sentire.
— Anno finito.
— Ah! si sono accordati.
— Sss!... aspetta.... Sembra che la zia Maria non si senta bene; à il solito dolore.
— E allora gli altri si sacrificheranno per lei; son commoventi questi cari tesori!
Presero la via del ritorno scavalcando cheti il finestrino, quando sentirono batter forte all’uscio. Nascosero in fretta il bottino, issarono la carta geografica.
— Chi è? — chiese Gino con voce melata, non senza una punta di canzonatura.
Era la Bice.
— Tò detto tante volte di non chiuderti a chiave! — e picchiava più forte.
Gino saltò giù e aperse.
— Che c’è? Non vedi che abbiamo da studiare?
— Cosa studiate?
— Geografia.
— Gli affluenti di destra del Brahmaputra — disse dall’alto Renato puntando un dito sulla carta, mentre con l’altra mano andava assicurandosi che l’occhiello fosse bene infilato sul chiodino.
— Andiamo, ragazzi. È presto ora di cena; — e guardandosi intorno: — Dio, che disordine! Metti a posto le tue cose, almeno un poco.
— Kean, ovverosia Genio e sregolatezza — esclamò Gino. — Tu non sei che una squaw; non puoi capire.