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Erano poveri, è vero, ma mangiavano certamente tutti i giorni. E la Gigetta coi suoi bei capelli bianchi era tanto bucala e tanto allegra; e indulgente coi ragazzi, che non c’era bisogno di nasconderle mai nulla. E le sue figliole, già grandi, eran così belline!
Il padre poi, quell’ubriacone, che s’era figurato così feroce da doverlo guardare come un leone attraverso le sbarre d’una gabbia, era in fondo un buon diavolo, allegro anche lui. Forse non lavorava abbastanza, ma la moglie gli voleva bene lo stesso.
Insomma egli aveva compreso che del lato esteriore e materiale della vita i grandi, chissà perché, esageravano pomposamente le difficoltà. Non v’erano tanti crucci come dicevano: la vita era facile e gioconda.
Altri misteri certamente vi dovevano essere, ma d’un genere affatto diverso; e proprio di quelli non parlavano mai.
I nuovi pensieri ch’erano germogliati in lui, queste sue scoperte, queste sue esperienze gli avevano dato una maggior sicurezza di sé ed un crescente disprezzo per i grandi.
— Pigliamo questo barattolo? — disse Gino. — È conserva di ribes, deliziosissima.
— Sei matto a gridar così? Parla piano!
— Che! — fece l’altro ancor più forte. — Oggi è giorno di baldoria.
— Taci! Può passar qualcuno.
— Niente! Niente! Ora piglieremo un’intera bottiglia di maraschino. Basta con le mezze misure!