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— Credi?

— Non ànno che archi e zagaglie.

— Ma sono in gran numero.

— Con le armi da fuoco si tengono a distanza e se anche una freccia arriva non à forza.

— Caro mio, ànno frecce avvelenate.

Renato lo guardò meravigliato. Quante storie!

Come non si sapesse che le difficoltà non sono mai insormontabili per chi à la tempra del vincitore!

— No — disse Gino col tono di chi fa una confidenza. — Perché combattere con la forza, uno contro diecimila, con cinquanta probabilità su cento di rimanere sconfitti?

— Punto primo resterebbero sempre le altre cinquanta probabilità; e bastano largamente! — disse Renato con forza.

— Invece ora ti dirò una cosa.

— Su, sentiamo.

— Li vinceremo con la chimica.

— Con la chimica?

— Sì. Tu non sai quanti esperimenti si posson fare, che sembrano addirittura miracolosi.

— Che cosa si può fare con la tua chimica? — domandò Renato ripensando alla cameretta di Gino, sempre piena di lambicchi storte polveri acidi boccette meccanismi libri carte, tutto in un disordine polveroso, non privo di mistero.

— Che cosa? Quaranta milioni di cose! I selvaggi sono bravi ma sono molto stupidi.

— Ah, sì, sì! Cristoforo Colombo con dei pezzetti di vetro si faceva dare oro a palate.