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di squilibri, di avvenimenti non esteticamente preparati dalla fantasia, anzi disordinati e brutali come schiaffi.

Per un attimo egli formulò un pensiero quasi come questo: «Oh, meglio cullarsi nel dolce sogno lontano, che è mio, che è come lo voglio io!»

Ma si vergognò di quella mollezza. «Se bisogna agire,» pensò «anche subito, agiremo, con coraggio e con fede». Tuttavia disse:

— Non è possibile! £ vero che Cecco Beppe è vecchio: à settantanni sonati; ma è di pelle dura e vivrà ancora un pezzo.

E anche Gino non poté sinceramente ammettere un’ipotesi così mostruosa.

— Sarebbe un’infamia troppo grande! — disse. — Non è possibile: dobbiamo preparar molte cose e ci vogliono anni. Credimi, è escluso.

— Sì, — approvò Renato — sarebbe assurdo: sarebbe un’immoralità.

Né per quel giorno ci pensarono più, poiché un’altra faccenda importante avevano da risolvere, che li tenne lungamente occupati: lo scambio di alcuni francobolli delle loro collezioni e specialmente di uno degli Stati Pontifici contro uno del Guatemala e due dell’Honduras.