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di questi, il più vecchio, il sangue è spruzzato così vermiglio e così caldo e così puro, come nessuno avrebbe supposto fuor da un corpo tanto indurito e incallito dalle rudi bestiali fatiche. La vista del sangue dell’uomo rozzo gli produce meraviglia dapprima e un grande accoramento e tenerezza infinita. Ma poi rinfiamma:

— È sangue d’Italia, è sangue nostro, santo! Avanti! — E pugnan tutti come forsennati.

Ma s’indietreggia ancora. Come resistere a un numero tanto soverchiante?

Eppure sì, si può resistere: venti uomini ch’eran celati giù nella stiva della goletta irrompono al segnale convenuto alle spalle del nemico, che vien costretto ora tra due fuochi e accenna a piegare.

Qual gioia per Renato aver potuto creare in quel momento angoscioso quegli uomini a cui nessuno prima aveva pensato, nemmeno lui!

E si vinceva, si vinceva!...


Egli ammirava ora quel giovane comandante che teneva saldamente in pugno la gran nave conquistata. Sì, era egli stesso! Eppure quell’autorità nello sguardo fermo, quella sua’ forza erculea, quel bel vestito tra di garibaldino e di soldato coloniale, eran tutte cose assai lontane dal lui d’adesso.


Si riscosse e disse a Gino:

— Occorrerà pensare alla rivoluzione.