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nello sviluppo del calcino, io pure con essa opino, che la fermentazione della semente e l’impedito ingresso dell’ossigeno nei lo-
sarebbero l’umidità, e la bassa temperatura che non permetta un’abbondante assimilazione del carbonio, poichè onde venga formata la fecula od amido, composto di 12 di Carbonio e 10 d’acqua, richiedesi d’un calore molto maggiore che non per la formazione di materie azotate, come il glutine. Di questo ne abbiamo una prova nell’osservare che anche il frumentone, il cui grano contiene l’87 per 100 d’amido sopra 5 di glutine, poco o nulla prospera al di là dei nostri monti; mentre il frumento, il quale contiene il 20 per 100 di glutine, prospera anche al di là del 60° L. Nord. Così dicasi di molti altri vegetali, sino alla canna da zuccaro. Quindi alcuni, come Boussingault, Philippar, Morren di Rennes, Vernois, ed altri, viddero dominare la malattia nei luoghi freddi ed umidi, accompagnata sempre da diminuzione d’amido e da una sostituzione di una materia glutinosa azotata che sempre cresce sino a distruggere o sciogliere in totalità l’amido, generando una successiva fermentazione e putrefazione del tessuto del tubero. Se adunque molti notarono la presenza del fungo, ed altri come Munter di Berlino, non la trovarono, solo dipende dal diverso grado di sviluppo della malattia e non dalla essenza di questa. In generale poi, oltre al freddo ed all’umido, come causa del male, De-Caisne, Girardin, e Bidart attribuiscono la presenza del fungo a ferite, ed a fermentazione o putrefazione del pomo di terra.
Durand di Caen la sviluppò artificialmente col freddo e colla umidità. Gaudichaud contesta la contagiosità del male per mezzo del fungo, perchè infatti le parti sane non sono attaccabili, nè danno sviluppo a’ vegetali od animali, indizio di deperimento o di morte dell’organismo; quindi