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fezioni umorali, per esempio la tisi, la scrofola e la rachite le quali sono ereditarie senza essere contagiose: non essendovi inoltre caso di malattia contagiosa che sia ereditaria; e la peste ed il cholera per gran ventura non lo sono. Nè a sostenere la contagiosità del calcino vale il dire che può essere propagato per inoculazione, poichè questa operazione può trasmettere anche molte altre anomalie, e differisce dal contagio in quanto che porta la materia eterogenea in diretto e stabile contatto di parti dotate di maggior vitalità che non la superficie d’un organismo qualunque: e la sifilide ed il vajolo vaccino non hanno altro modo d’essere contagiosi. Che se poi il calcino, a differenza di tutti gli altri contagi, senza aver riguardo alla predisposizione dell’organismo e delle circostanze, potesse appicarsi al baco per solo contatto del pulviscolo staccato dalla muffa recente di bachi infetti o da quella d’antica data, cioè da utensili adoperati antecedentemente e non ispurgati dopo la manifestazione del calcino, certo che pochissimi sarebbero quelli educatori che andrebbero esenti da tal disgrazia ne’ loro bachi; potendo il fatal pulviscolo,