(sii sii è nella lingua dei fringuelli
quello che hush o still, o Percy, in quella
di mamma: zitti! tacciano i monelli)...
E sento tellterelltelltelltell (sai?
tellterelltelltelltell nella favella
dei passeri vuol dire come out! fly!
scappa, boy, c’è il babau!)... Dunque, più nulla.
Silenzio. Odo il ruscello che gorgoglia,
e non altro. Il fringuello agile frulla
e, lontano, finc finc... Cade una foglia...
Proprio l’ultima (guardo) d’un querciolo
secco! È bastato il soffio di quell’ala,
è bastato la molla di quel volo:
eccola giù. Mi siedo sopra il greppo.
Era come una spoglia di cicala
(penso), rimasta a quel non più che un ceppo:
era gialla, era gracile; ma era
l’ultima; che più dì, pendula, tenne...
Come il povero vecchio ora dispera,
vicino al Rio che mormora perenne!
Sono mesto. Perchè? Non lo so dire.
In tanto, tra le canne, tra la stipa,
sento un brusire ed uno squittinire,