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LA SERVETTA DI MONTE



Sono usciti tutti. La serva
è in cucina, sola e selvaggia.
In un canto siede ed osserva
tanti rami appesi alla staggia.
Fa un giro con gli occhi, e bel bello
ritorna a guardarsi il pannello.

Non c’è nulla ch’essa conosca.
Tutto pende tacito e tetro.
E non ode che qualche mosca
che d’un tratto ronza ad un vetro;
non ode che il croccolìo roco
che rende la pentola al fuoco.

Il musino aguzzo del topo
è apparito ad uno spiraglio.
È sparito, per venir dopo:
fa già l’acqua qualche sonaglio...
Lontano lontano lontano
si sente sonare un campano.