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L’USIGNOLO E I SUOI RIVALI



Egli coglieva ed ammucchiava al suolo
secche le foglie del suo marzo primo
(era il suo nuovo marzo), il rosignolo,

per farsi il nido. E gorgheggiava in tanto
tutto il gran giorno; e dolce più del timo
e più puro dell’acqua era il suo canto.

Cantava, quando, per le valli intorno,
cu... cu... sentì ripetere, cu... cu...
Ecco: al cuculo egli cedette il giorno,
e di giorno non volle cantar più.

Non più di giorno. Ma la notte! Appena
la luna estiva, di tra l’alabastro
delle rugiade, tremolò serena,

riprese il verso; e d’or in poi soltanto
cantava a notte; e lucido com’astro
e soave com’ombra era il suo canto.