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Come stanco viator, che si riposa
dopo lungo cammin, giunto alla meta,
così riposerò l’anima inquieta
4seduto al rezzo d’una piaggia ombrosa.
 
I fiori a me non coglierò d’appresso;
ma, l’occhio fiso nell’azzurro immenso,
l’anima acquieterò nel dolce senso
8dell’abbandono di tutto me stesso.

Sopra il mio capo, cinguettando, il volo
apprenderà la rondin giovinetta,
e laborioso tra la molle erbetta
12d’api ronzanti vagherà lo stuolo.

L’aura sua voce donerà alle fronde,
il sole ai vivi petali il sorriso;
mi aliterà soavemente in viso
16il bacio di viole moribonde.