Nel suo limpido sonno e giovanile115
La tua notte d’amor forse sognava
Quando morte le franse il cor gentile!
A quanti il tuo Natal, Gran Dio, raggiava
Nel divoto pensier, che no ’l vedranno
Doman! chè morte (e qual morte!) li grava!120
Che pietà desolata e quanto affanno
Su le capanne incomberà domani!
Quanto silenzio al tuo Natal quest’anno!
Signore! I tuoi potenti occhi sovrani
Su le mie valli fulminate inchina,125
E più lucenti i delubri Lucani
Risorgeran da la fatal ruina!
A’ 22 dicembre 1857.