Al Vesevo che vampe anco respira
Più largamente, e i perduranti accusa
Del sotterraneo foco impeti e l’ira!
Che val, Signor, che tutta erri confusa
Per la città la gente e si addolori,95
Se al grido altrui, quanto al soccorso, è chiusa!
Che val che di pietà fremano i cuori,
Se la man de’ frementi ancor non piove
Sui rovesciati alberghi i suoi tesori!
Il soprastante orror sì poco move100
Il nostro cor, che la pietà vicina
Parne di cosa che si pianga altrove!
Signore! I tuoi clementi occhi dechina
Su le montagne mie! Converti gli occhi
Su quei mucchi di estinti e di ruina!105
Tu, Celeste Bambin, che, se li tocchi,
Fumano i monti, e tremano prostrati
Quasi mansi arïeti ai tuoi ginocchi!...
Tu volgi a le mie valli i tuoi rinati
Sguardi! chè in esse la zampogna è muta,110
Che i tuoi santi lenìa sonni beati!
La verginella che venìa vestuta
De’ suoi veli festivi al tuo fenile,
Fra le orrende macerie andò perduta!